venerdì 12 febbraio 2010

Manipolazione dell'ecosistema per un' agricoltura sostenibile

Ogni anno, miliardi di euro vengono spesi per contrastare la temibile avanzata di alcune creature che infestano i nostri campi e mettono in serio pericolo la produzione agricola: gli insetti infestanti. Distruggono parte dei raccolti (a volte la quasi totalità), sono fastidiosi per chi lavora, e spesso sono diventati ormai immuni alla maggior parte dei pesticidi chimici in circolazione.

Come fermare quindi la loro opera di distruzione?

Ci stanno pensando a Berkley, California, dove stanno tentando di manipolare alcuni predatori primari di queste specie infestanti, come vespe, insetti volanti e coccinelle, ottenendo quello che viene definito "controllo biologico", termine utilizzato per descrivere lo studio condotto da Rebecca Chaplin-Kramer reso pubblico la scorsa settimana.

La ricerca verte a far "trovare casa" alle specie che si nutrono di insetti infestanti, evitando l'uso intensivo di pesticidi chimici e favorendo un' agricoltura sostenibile . Per quanto l'impatto iniziale possa non avere la stessa efficacia dello sterminio immediato che provoca un prodotto chimico (tralasciando il discorso della tolleranza che viene sviluppata dagli insetti), è una forma di protezione dei raccolti che non ha nulla di sintetico, costa poco e consente di risparmiare i soldi spesi per i pesticidi.

L' Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti stima a 30 miliardi di dollari l'anno la spesa per i pesticidi, che sommata a circa un terzo delle coltivazioni perse sul totale statunitense fanno una spesa più che ingente nel settore agricolo. Spesa che è in continuo aumento a causa della resistenza che alcuni insetti stanno sviluppando all' aggressione degli agenti chimici contenuti nei pesticidi, cosa che costringe a crearne sempre di nuovi, e potenzialmente più dannosi dei precedenti nei confronti delle colture e dell' uomo.

Lo studio californiano cerca quindi di scoprire l'impatto che possono avere i predatori degli insetti infestanti, sia a livello locale (sul singolo campo) sia nei dintorni delle colonie di parassiti. Nello specifico, Chaplin-Kramer si è concentrata sull' Afide del Cavolo , insetto infestante e preda preferita della vespa della famiglia Syrphidae.

Ma come attirare questi predatori? Ricreando l'habitat naturale per loro, aggiungeno ad esempio fiori e piante che li attirino per proteggere le colture a scopo alimentare. Ci sono tuttavia diversi fattori che entrano in gioco: temperatura, umidità, biodiversità, estensione dell' infestazione possono non invitare a sufficienza i predatori degli afidi, che potrebbero semplicemente ignorare l'area colpita o cambiare addirittura zona di caccia.

Sembra che la chiave stia nel preservare o ricreare alcuni ambienti naturali invece che adibirli ad aree agricole, per attirare gli insetti predatori. E' stato verificato che la presenza di ambienti privi di colture, lasciati al loro stato originale, possono ospitare diverse popolazioni di predatori fino ad ottenere un controllo naturale delle infestazione 5 volte maggiore rispetto a quello ottenuto attirando le colonie degli insetti anti-infestazione direttamente sui campi coltivati.

Tuttavia, lo studio dimostra anche come i predatori tendano ad arrivare sui campi poco dopo il periodo di crescita, lasciando campo aperto ai parassiti e quindi costringendo all' utilizzo di alcuni pesticidi prima che "arrivino i rinforzi".

Un' altra ricerca è in corso sempre in California, in collaborazione con quello della Chaplin-Kramer. Dal 5 all' 8 per cento dei campi vengono riservati a piante in grado di "far sentire a casa" i predatori degli insetti infestanti, come vespe e altri predatori volanti. Il problema sta nel capire da quale insetto sia creata l'infestazione, ed attirare i predatori più corretti: nel caso, ad esempio, l'infestazione fosse generata da Afidi del Cavolo, sarà necessario attirare un certo tipo di predatori, che potrebbero risultare inefficaci se il parassita fosse differente.

Un passo che porterebbe verso l' eliminazione dei pesticidi, per avviare una svolta in campi agricolo che riporta per certi verso all' agricoltura tradizionale, dove era l'ecosistema a provvedere al controllo di se stesso, senza interventi di tipo biologico o chimico da parte dell' uomo.
Tutto questo dimostra quanto siano complicati i meccanismi che regolano il corretto bilanciamento di un ecosistema: per ogni infestazione c'è un insetto che potrebbe arrestarla, per ogni pianta il suo parassita; ma oggi tutto questo si complica, a causa dell' introduzione di piante "aliene" in territori che non hanno le caratteristiche per regolare e gestire l'interno micro-sistema che si porta dietro una pianta non-locale.

Daniele Bagnoli

http://zonwu.blogspot.com/2009/08/manipolazione-dell-ecosistema-per.html

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